Emir ucciso per la cattiveria dell'uomo.
Un cocktail di veleni mai visto prima, che non lascia tracce nel sangue e non ha dato scampo a Emir, splendido e giocoso Levriero afgano di 5 anni. Il padrone, il ballerino russo Evgueni, Eugenio per i tanti amici veronesi, non riesce a capacitarsi di come l’ultima passeggiata si sia trasformata in tragedia. E mette in guardia i veronesi che frequentano il centro storico con il cane.
«Il mio Emir è stato ucciso da un miscuglio di veleni preparato da chi li conosce bene, con il preciso intento di provocare atroci sofferenze. I tecnici dell’Istituto zooprofilattico, dove hanno effettuato l’autopsia del mio cane, non avevano mai visto un cocktail come quello e si sono riservati di studiarlo in dettaglio. Non entra in circolo subito, ma dopo una decina di ore e soprattutto non lascia tracce nel sangue. Colpisce più organi. Non è contenuto in bocconi o polpette, perché il mio cane nello stomaco non aveva residui di cibo. Facile quindi che sia stato gettato per strada in forma liquida, oppure come gelatina, mescolata a qualcosa che lo rende appetibile. Terrificante. Solo una mente criminale può arrivare a fare queste cose».
Il Levriero Emir è al momento l’unica vittima accertata di questo chimico della morte, ma l’allerta va data.
«Emir ha sicuramente leccato i veleni in una traversa di corso Portoni Borsari. Abitiamo in zona, di notte per l’ultima passeggiata non andavamo tanto in giro».
Il cane ha cominciato a star male al mattino. «Mi ha svegliato il suo lamento», racconta Eugenio, «l’ho portato di corsa dal veterinario».
Radiografie, esame del sangue: «Era tutto a posto. Il veterinario ha ipotizzato un’infezione virale».
Il tempo di tornare a casa e comincia l’agonia di Emir. «Il ricordo di quelle ore trascorse accanto al cane sofferente mi fa male, è strato un trauma», confessa Eugenio, «quei veleni non gli hanno dato scampo, hanno addirittura fatto esplodere i capillari delle orbite. Il mio cane non meritava una fine così. Io non meritavo di assistere all'agonia del mio compagno di vita. Perché mi hanno fatto questo? Sono sempre stato un padrone responsabile; il mio cane era educato e accettato nei locali pubblici, anche a Verona. Perché questa brutalità, questo cinismo?».
Eugenio prende fiato: «Cosa è cambiato nella vita di chi ha ucciso il mio cane? Ha sconfitto una malattia, ha trovato l’amore, un lavoro, ha vinto alla lotteria? Perché seminare la morte? Non è accettabile. Non deve accadere più. State attenti, non permettete ai vostri cani di leccare per strada. Il pericolo può essere ovunque».
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